7/11/2016
Quando l’onestà diventa valore aggiunto
Il concetto filosofico del Karma dice che se fai del bene agli altri, riceverai del bene. Questo sembra essere il principio guida di TIV, un’azienda di Dosson di Casier, Treviso. Per Maurizio Bergamo e Davide Cappellazzo, l’etica aziendale va di pari passo con la ricerca della qualità. I due principi si sostengono e alimentano a vicenda, con lo scopo di instaurare con i clienti un rapporto di fiducia e collaborazione. All’atto pratico, qualità e correttezza si traducono in formazione, controllo della qualità, precisione, e costante aggiornamento tecnico. Ma soprattutto vogliono dire onestà e affidabilità che, sebbene siano ormai merce rara, rappresentano l’unica strada per acquisire e mantenere clienti fedeli e soddisfatti. Scopriamo di più con questa nuova intervista.
Gasparini: Buongiorno a Davide Cappellazzo e Maurizio Bergamo, è un piacere incontrarvi. Cominciamo con una semplice domanda: come è nata TIV?
Davide: È nata con il sig. Giovanni, il papà del mio socio. Io ho iniziato a lavorare qui durante le estati delle superiori. Quando ho cominciato a lavorare in TIV c’erano solo 2 capannoni e la sede non era qui a Dosson; ci siamo trasferiti qui nel 2003.
GI: Oltre a lavorare per conto terzi, producete anche una macchina per la movimentazione degli stampi. Com’è nata questa idea?
DC: È una macchina che è venuta fuori così, per caso, collaborando con un’azienda che produce stampi. È una macchina difficile da sviluppare perché non fa produzione. Ora ne stiamo facendo due per una multinazionale che ha iniziato ad acquistarle e le sta distribuendo in gran parte del mondo: una di queste andrà negli USA e l’altra in Messico.
GI: Abbiamo notato che nel vostro sito si legge “TIV si è sviluppata negli anni facendo della qualità assoluta, della sicurezza e della semplicità d’uso dei propri prodotti il mantra aziendale. Con i nostri prodotti, diamo sicurezza ai vostri movimenti”. Ma cosa vuol dire per voi “qualità”? Come la misurate e come la mantenete?
DC: Per noi qualità è “meno errori fai e meno problematiche dai al cliente”. Se inizi a fare dei lavori e ti torna indietro il materiale, vuol dire che la qualità non va bene. Ci sono aziende che non sentiamo quasi mai, quindi vuol dire che il prodotto va bene.
GI: Parlami di come lavorate, delle vostre lavorazioni per conto terzi. Su cosa siete forti? Perché io dovrei venire da voi e non scegliere un’altra azienda? Cosa mi offrite di più?
DC: Sicuramente per la qualità dei nostri prodotti, per la finitura e per, come dicevamo prima, anche per i pochi errori; quello ti porta alla flessibilità e alla velocità di fare anche eventuali urgenze. Queste sono le nostre principali caratteristiche che ci hanno portato a crescere negli ultimi anni. Noi non facciamo niente di serie; facciamo 20-30 pezzi al massimo, e molte volte facciamo anche prototipi.
GI: La vostra prima Gasparini?
DC: La nostra prima Gasparini è degli anni ’80, una PO40. La usiamo per fare il piega-schiaccia sull’alluminio. Sul 3-4 mm non esistono piega-schiaccia, quindi ci siamo “inventati” un metodo. Finché funziona quella, bene; poi… (ride). No, quella macchina penso che non si romperà mai.
GI: Recentemente avete acquistato una X-Press 330 tonnellate per 4 metri con luce e corsa maggiorate ed accompagnatori.
DC: Eh si, quella ci è stata costruita praticamente su misura.
GI: Come tutte le nostre macchine del resto. Come mai l’avete scelta? Non volevate provare un’altra marca dopo la PO40?
DC: No, prima di questa ne abbiamo avuto un’altra, di un’altra marca. Prima di acquistare la 330/4m penso di aver contattato 7/8 aziende, ma in Gasparini ho visto qualcosa in più delle altre. In primis la persona che ci ha seguito commercialmente. In secondo luogo per quello che facciamo noi, la macchina deve essere duttile, facile e veloce da utilizzare, oltre che essere robusta e con due spalle solide. L’ho vista più completa in quel senso. E poi anche a parità delle altre marche, Gasparini aveva qualcosa in più anche sulla tecnologia.
GI: Quindi avevate bisogno di una macchina su misura; che cosa vi ha permesso di realizzare la 330/4 metri?
DC: Più che altro, rispetto alla pressa che avevamo prima, dovevamo avere più tonnellaggio. E poi ne avevamo bisogno per certi lavori per i quali sia la corsa, sia la luce dovevano essere maggiori. Ad esempio, facendo anche diverse scatole, avevamo bisogno della comodità di estrarre i pezzi con più facilità perché altrimenti ci toccava fare due pezzi ed assemblarli dopo. Erano lavori che già facevamo, ma con difficoltà. Quindi tutto sommato siamo contenti della macchina.
GI: Ed infatti poi ne avete presa un’altra, da poco anche. Una Easy 115 tonnellate di 3 metri. Questa per cosa la usate?
DC: Questa l’abbiamo presa in sostituzione di un’altra che usavamo, che però ormai aveva quasi 18 anni e non aveva la centinatura sotto, quindi con lunghezze oltre il metro dovevi arrangiarti con le cartine e tutto quello che ci va dietro. Alla fine è uguale alla 4 metri, però questa ha in più il bloccaggio pneumatico, la bombatura ed il controllo numerico.
GI: E come mai avete scelto Gasparini per la terza macchina?
DC: Perché ci siamo trovati bene con le prime due, perché siete vicini, e soprattutto perché avendo installato un bel dialogo con un’azienda, poi si riesce a collaborare assieme.
GI: Facciamo qualche domanda anche a Maurizio Bergamo, titolare dell’azienda. Tra TIV e Gasparini c’è sempre stato un rapporto di collaborazione, nel senso che vi abbiamo fatto provare in anteprima alcuni nuovi prodotti ed in alcune occasioni vi abbiamo anche contattato per avere un feedback da voi, avere una vostra opinione sui nuovi prodotti. Quanto importante è, secondo te, collaborare tra aziende? Ci sono altri produttori/fornitori/clienti che vi fanno provare i loro prodotti oppure voi fate provare i vostri in anteprima, vi aiutate a svilupparli? È una strada che, secondo te, ha senso percorrere oppure no?
Maurizio: Che sia utile, quello sicuramente. Questa cosa della collaborazione tra le aziende l’avevo proposta anche io ad alcune della zona, nel 2001. Volevo che facessimo gruppo, magari riuscivamo a mettere assieme verniciatura, tornitura, fresatura, piegatura e assemblaggio così da diventare una potenza e prendere anche commesse importanti. La risposta più bella è stata “no”. E ora la maggior parte delle aziende a cui avevo chiesto questa cosa o non ci sono più o sono in difficoltà. Come dico sempre, “da soli si fa per uno, in due si fa per tre”. Noi qui nella zona non abbiamo una mentalità industriale, abbiamo una mentalità personale: nel senso, il mio è mio, punto. Secondo me questo nasce dal fatto che effettivamente, qua in zona, abbiamo pochi veri imprenditori che si possano chiamare tali. La maggior parte delle altre aziende che sono nate venivano fuori dal lavoratore che si è messo in proprio. Qua in zona abbiamo piccole realtà che purtroppo non si svilupperanno mai. E fanno la “guerra del prezzo” che è comunque una guerra sbagliata perché se calo io, cali anche tu, se cali tu, calo anche io… Ed ad un certo punto l’azienda non può più rimanere in piedi perché non ha più soldi per investire in nuove tecnologie. E voi lo sapete meglio di me che senza nuove tecnologie non si va avanti.
GI: Infatti una delle cose che sicuramente vi fa distinguere dagli altri è il fatto che avete investito molto, comprato macchinari nuovi, insomma cercate di rimanere sempre al passo. Alla fine è l’unico modo per non rimanere indietro.
MB: Sono d’accordo: mi è capitato diverse volte di visitare certe realtà che dovrebbero essere la mia concorrenza, ma che alla fine non ritengo tali. E quando vai in queste realtà, vedi che le macchine più nuove hanno 20 anni. Non si può competere con quelle. Io lavoro per conto mio da quando avevo 30 anni, quest’azienda era di mio padre e poi l’ho acquistata. Nella vita ho avuto due maestri, che mi hanno insegnato tutto quello che so oggi. Anzi tre, perché mio padre ne sapeva, era molto bravo. Ma nella mia vita lavorativa ho trovato due grandi persone che mi hanno insegnato molto; sono stato fortunato ad averli incontrati. Prima ho incontrato un imprenditore della zona, che è diventato ormai un colosso. Lui mi diceva sempre “lavora bene e vedrai che crescerai meglio”. Era molto pignolo, me lo avrà ripetuto come minimo 100 volte, finché l’ho capito. Ogni tanto veniva a vedere i miei lavori e mi criticava. E io ogni volta pensavo “Beh, se mi dice così vuol dire che c’è anche altra gente che vuole il prodotto così come lo vuole lui”. Dall’altra parte invece ho conosciuto una persona che mi ha insegnato tanta tecnica. Era un tecnico di prima categoria: sapeva tutto sui materiali. La somma di queste due persone mi ha dato una buona esperienza. Però bisogna avere il coraggio di ascoltare i maestri, che non è cosa da tutti.
GI: E in questi anni di crisi, per voi come è stata la “burrasca”? Come ne siete usciti?
DC: Il 2009 è stato l’anno peggiore. Nel 2008 andavamo molto bene, ma l’anno dopo abbiamo fatto metà fatturato. La nostra fortuna è stata che, nel 2009, abbiamo acquistato un laser. Penso che senza quella macchina là a quest’ora avremmo già chiuso, perché comunque ci ha portato ad una miglioria: lavoravamo meglio, lavoravamo anche altri metalli ed i tempi erano diminuiti. Da là abbiamo cominciato ad acquisire nuovi clienti. Più che altro sono stati loro a trovare noi, soprattutto con il passaparola, il sentito dire.
GI: Quindi per uscire dalla crisi la vostra ricetta sono stati gli investimenti nei macchinari. Parlando di dipendenti, quanti siete in azienda? E che ruoli hanno?
DC: Siamo in 12. Abbiamo 2 segretarie, 1 progettista per il laser, 4 nel reparto taglio e piegatura, e 5 persone tra saldatori e carpentieri.
GI: Cos’hanno di speciale queste persone? Cos’è che ti fa dire “posso prendere questa commessa perché conosco i miei uomini e con loro posso andare anche ad occhi chiusi”?
DC: Molti di loro lavorano qua da anni, perciò sai già in cosa uno è specializzato piuttosto che l’altro. Poi ognuno ha le sue caratteristiche. Devi anche sapergli dare un lavoro che gli piace. Poi c’è ovviamente chi è più bravo a fare una cosa piuttosto che un’altra. Però io dico sempre che se non hai anche quello che ti scarica la lamiera dal laser, non vai avanti. Se non c’è la ragazza che ti inserisce gli ordini, se io non faccio preventivi, non arrivano ordini e non si va avanti. Tutti sono importanti.
GI: Si vede proprio che siete molto in sintonia, andate molto d’accordo, quasi come foste una famiglia.
MB: Famiglia quasi, perché bisogna mettere dei paletti anche là, ogni tanto. Comunque ci devono essere dei parametri: tu lavori, io faccio di tutto per farti lavorare. Io le dico ogni tanto queste cose ai miei uomini, soprattutto durante le riunioni. Gli dico, “ragazzi, io cerco di trovare lavoro al più buon prezzo possibile. E più porto a casa, più posso dare anche a voi” (ride). Cerchiamo sempre di migliorare il più possibile e facciamo sempre investimenti, anche sulla salute dei lavoratori. Adesso ci stiamo facendo fare uno studio sull’illuminazione, per cambiare tutte le lampade e mettere quelle a LED. Il neon ha uno sfarfallio a 50 Hz che anche se non lo vedi stanca molto l’occhio, e inoltre c’è anche l’aspetto ecologico. Certo, potrei continuare con le lampade al neon, che mi costerebbero meno. Ma se devo cambiare, le cambio con una tecnologia nuova. Altrimenti si rimane indietro: è inutile che vada a comprare una cosa già obsoleta, pur sapendo che c’è la possibilità di acquistare il nuovo. È lo stesso discorso che facevamo quando abbiamo deciso di acquistare una nuova piegatrice. Avevamo diverse aziende che ci stavano dietro e io e Davide eravamo vicinissimi nell’acquistare una pressa di un’altra marca, che costava anche meno della vostra. Però era come prendere una macchina identica a quella vecchia che dovevamo sostituire e metterne su un’altra uguale: quindi se ci andava bene ci durava 10 anni. Anche per quello abbiamo puntato su Gasparini, perché comunque su tecnologie innovative è sempre stata un po’ più avanti. All’inizio non è che mi fidassi tanto, sinceramente. Però ho detto “va bene, proviamo”. Ed effettivamente siamo stati molto contenti della prima macchina, per quello abbiamo acquistato anche la seconda.
GI: Ora vi faccio una domanda abbastanza strategica per l’azienda: cosa volete fare nel futuro? Che obiettivi avete? Come e cosa volete diventare? Quali sono i programmi?
MB: Ormai l’azienda si è sviluppata molto bene. Uno dei prossimi progetti sarà quello di cambiare sicuramente il laser ed ampliarci, ormai non ci stiamo più qua. Negli ultimi 3 anni siamo cresciuti tanto di clientela, di lavoro, di tutto. L’anno scorso abbiamo fatto un lavoro per un cliente ed era già il terzo anno che glielo facevamo, un lavoro lungo 6 mesi che impegnava 2 persone. Un bel lavoretto. L’anno in cui non abbiamo fatto quel lavoro, abbiamo comunque fatto più fatturato e consumato più lamiera. Per quel lavoro ci volevano 700 quintali di lamiera. Sì, forse abbiamo perso un cliente, ma in compenso ne abbiamo presi altri. Ormai noi lavoriamo solamente con le nicchie di mercato. Magari il prezzo sarà anche più alto rispetto agli altri concorrenti, ma facciamo prodotti di alto livello. In certe occasioni abbiamo anche dei clienti che se devono fare un lavoro standard ci chiedono il preventivo. Se invece devono fare un lavoro ad hoc, che non deve avere difetti, non ci chiedono neanche il preventivo. Ci dicono “fallo, e poi dicci quanto costa”. Si instaura anche un rapporto di fiducia con i clienti, certi sono con noi da 20 anni. Anche quando facciamo un lavoro per un cliente ad economia e poi gli diciamo il prezzo finale, non abbiamo mai avuto contestazioni. Questo vuol dire che tutto sommato il prodotto è buono. Quello che è giusto è giusto, bisogna essere onesti. Anche perché altrimenti si innesca tutto un meccanismo che è meglio evitare. Vedo che quelli che non lavorano con correttezza, non stanno lavorando, ovviamente. E costano magari il 40% in meno di noi. È vero, noi facciamo anche il 40% in più rispetto a loro, ci mettiamo più tempo a fare un pezzo. Ma noi partiamo con il piede giusto già dall’inizio. Questo paradossalmente semplifica molto il lato produttivo: tutti i processi devono essere di qualità. Se non hai la qualità, non fai niente.
GI: E secondo te invece, noi di Gasparini, in cosa dovremmo migliorare? Intendo a 360°, sia dei prodotti, sia nel modo di vendere.
DC: Questa domanda è ancora più difficile dell’altra (ride). Bene o male, sia come vendita, sia come prodotto ci siamo trovati bene. Poi andare più nello specifico e dirvi “il portoncino invece di qua, mettetemelo di là” insomma, quello dipende dai gusti e mi sembra banale. Però in generale, sia come assistenza che come prodotto, non ho avuto niente da ridire.
GI: Grazie mille ad entrambi, a presto!